Rinnovo contratti pubblico impiego, USB: 150, 170, 190 euro, chi offre di più?
190 euro medi lordi mensili, questa l’ultima stima del Ministro Zangrillo relativamente all’aumento che dovrebbe derivare dal rinnovo dei contratti nazionali dei lavoratori pubblici.
Non sappiamo da dove escano questi 190 euro e non sappiamo neanche se siano veri, di sicuro a noi i conti non tornano.
I 190 euro rappresenterebbero il doppio dell’aumento del precedente rinnovo a fronte di risorse superiori solo del 45% rispetto quelle stanziate per la tornata 2019-2021.
Per un aumento pari al doppio della precedente tornata servirebbero circa 7,5mld per le amministrazioni dello stato e quindi circa una quindicina totali, ma il Governo ha stanziato 5,5mld.
Ne mancano quindi due per le amministrazioni dello Stato e circa il doppio per tutto il pubblico impiego.
Continua quindi il gioco di illusionismo del Governo che ha caratterizzato fin qui tutta la vicenda del rinnovo contrattuale, trasformata in una macchina da propaganda elettorale finalizzata alle elezioni europee del prossimo anno.
L’unica certezza è che l’esigenza del ministro di tornare sull’argomento e rilanciare, testimonia una difficoltà a gestire questo rinnovo contrattuale da parte del Governo, nella quale si è inserito lo sciopero del Pubblico Impiego del 17 novembre e la manifestazione che si è svolta proprio sotto le finestre del Ministro Zangrillo.
Al di là quindi delle dichiarazioni di facciata tese a diminuire l’impatto dello sciopero, il 17 novembre ha colto nel segno ed esaltato le contraddizioni in seno all’esecutivo.
Nei prossimi mesi i nodi verranno al pettine. A cominciare se davvero la tornata contrattuale si aprirà a gennaio, visto e considerato che ancora non c’è la rappresentatività definitiva che individua i soggetti sindacali deputati alla contrattazione e, soprattutto, quando saranno emanati gli atti di indirizzo.
Ma anche se gli euro di aumento saranno davvero 190 o, come riteniamo più probabile, decisamente meno.