Rinnovo contratti pubblici 2025-2027, la nuova tornata parte male: l’apertura nel primo anno di riferimento non modifica la perdita di salario reale

Nazionale -

 

Il 3 dicembre partirà la nuova tornata di rinnovi contrattuali per il Pubblico Impiego all’insegna della propaganda governativa alimentata da giornali asserviti e soprattutto assecondata anche da autorevoli addetti ai lavori.

Il tema oggetto di propaganda è che si inizierà a trattare nel primo anno del triennio di riferimento.

Poco importa se si inizia a dicembre, quindi a fine anno, e se lo si fa in un solo comparto, l’obiettivo del Governo è poter dire che mai si erano rinnovati i contratti così velocemente.

Fin qui rimaniamo nel modus operandi da perenne campagna elettorale del Governo Meloni, tanti annunci e poca, pochissima sostanza.

Più grave però è che si attribuisca a questa “rapidità” la funzione di recuperare quanto perso di inflazione nel triennio precedente (2022-2024).

L’affermazione per cui “i contratti degli ultimi trienni determineranno, messi insieme, una crescita degli stipendi in linea con l’aumento del costo della vita” non è assolutamente vera e fa partire questo negoziato nel peggiore dei modi.

Il 10% del potere d’acquisto perso con il rinnovo del contratto 2022-2024 non solo non sarà recuperato, ma inciderà negativamente anche sul triennio successivo (2025-2027), perché la percentuale di aumento già determinata del 5,4% verrà calcolata su un monte salari più basso del 10%.

Peraltro, al danno dell’ultimo contratto se ne preannuncia un altro, seppure di misura molto inferiore, anche con i contratti 25-27. Infatti il 5,4% stanziato non copre neanche l’IPCA che per il triennio 2025-2027 è stimato al 5,9% da ISTAT (dati di giugno 2025). Lo sa bene anche il Governo che, consapevole della miseria dei rinnovi, ha introdotto misure compensative fiscali, comunque sempre irrisorie.

Si prepara un altro contratto a perdere condito da una propaganda stile MinCulPop.

Ci prepariamo ad una dura battaglia contrattuale che per noi si apre con lo sciopero del 28 novembre quando a Roma voteremo nella finanziaria del popolo lo stanziamento delle risorse che ci spettano per rinnovare i nostri contratti e adeguare i nostri salari a quelli europei.

Ancora una volta i dipendenti pubblici pagheranno un prezzo altissimo in termini di salario sacrificato alla logica del riarmo.

Allo stesso tempo anche i cittadini vedranno ridursi i servizi pubblici e complicarsi l’accesso alle cure, all’istruzione e, più in generale, ai servizi pubblici che subiranno un ulteriore taglio dal momento che la finanziaria prepara il campo ad un’economia di guerra

 

Hanno già aderito:

  • Greta Thunberg
  • Francesca Albanese
  • Roger Waters
  • Thiago Avila

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