Lettera al Presidente della Commissione Europea

Roma -

E' stata inviata una lettera al Presidente della Commissione Europea qui di seguito il testo e sotto il file pdf.

 

Al Presidente la Commissione Europea JOSE’ MANUEL BARROSO

 

Gentile Presidente,

abbiamo letto con grande stupore la lettera inviata al Governo Italiano in

data 5 agosto 2011 dai banchieri Trichet e Draghi e resa pubblica solo ora, non dal

Governo ma da un quotidiano nazionale.

L’indignazione è grande non solo per i contenuti, che riteniamo gravissimi

perché miranti a far pagare la crisi ai lavoratori italiani e non a chi l'ha prodotta ed

alimentata, ma perché rende evidente la nascita di un superStato Europeo che

definisce, determina e decide sulle scelte dei singoli Stati che, fino ad ora, avevamo

ritenuto sovrani.

Nella lettera vengono posti al centro dell'attenzione i tagli e gli interventi sul

pubblico impiego ed invocate ulteriori forti misure sui lavoratori pubblici.

La informiamo, qualora non ne fosse a conoscenza, cosa di cui ci

permettiamo di dubitare, che i lavoratori pubblici stanno già da anni pagando in

termini di salario, di carichi di lavoro, di tutele, di garanzie occupazionali e di

salvaguardia della salute nonché sul fronte pensionistico.

I vostri diktat arrivano quindi su un corpo sociale già stremato da politiche

bipartisan di riduzione dei diritti economici e normativi tendenti a privatizzare i

gioielli dello Stato per regalarli ai privati con la scusa che il privato funziona meglio

del pubblico, cosa che si smentisce da sé andando a vedere, ad esempio, lo stato

disastroso delle Ferrovie Italiane e il parallelo esorbitante incremento del costo dei

biglietti dei treni.

La pressante richiesta di accelerazione nelle politiche di rientro dal debito

pubblico, fno a divenire fautori della Costituzionalizzazione del pareggio di

bilancio, l'indicazione finanche dello strumento legislativo con cui operare per

rendere immediatamente esigibili i risultati della manovra, evidenziano la volontà

degli organismi economici sovranazionali dell’Unione Europea di interferire

pesantemente negli affari interni del nostro Paese e la totale subordinazione del

governo e degli attori sociali italiani che nulla hanno opposto ad una simile

gravissima ingerenza.

Restituiamo quindi al mittente i diktat camuffati da raccomandazioni e da

buoni consigli di cui è infarcita la vostra lettera, in particolare la richiesta di

"riformare il sistema di contrattazione per ritagliare i salari e le condizioni di lavoro

alle esigenze specifche delle aziende" e quella "se necessario, nel pubblico impiego,

di ridurre gli stipendi".

 

IL DEBITO NON E’ NOSTRO E NOI NON VOGLIAMO PAGARLO

 

I lavoratori pubblici italiani

ma anche greci, portoghesi, spagnoli, irlandesi, francesi...