Legge nr 121 del 1981 - Nuovo ordinamento dell'Amministrazione della pubblica sicurezza e Regolamento del personale della Polizia di Stato che espleta funzioni di polizia - grave violazione e stravolgimento delle norme vigenti. Richiesta di intervento.
Al Ministro dell’Interno – Onorevole MATTEO SALVINI
Al Ministro del lavoro – Onorevole LUIGI DI MAIO
Al Sottosegretario di Stato Onorevole CARLO SIBILIA
Oggetto: Legge nr 121 del 1981 - Nuovo ordinamento dell’Amministrazione della pubblica sicurezza e Regolamento del personale della Polizia di Stato che espleta funzioni di polizia - grave violazione e stravolgimento delle norme vigenti. Richiesta di intervento.
In merito all’oggetto questa O.S. USB P.I. Interno intende rappresentare alle SS.LL. che il sottosegretario di stato On.le Carlo Sibilia, in data 11 dicembre 2018 ha emanato un proprio decreto finalizzato alla costituzione di «un “Gruppo di lavoro”, con il compito di individuare i procedimenti amministrativi di competenza del personale contrattualizzato di livello non dirigenziale dell’Amministrazione civile dell’Interno negli Uffici centrali e periferici dell’Amministrazione della Pubblica Sicurezza. Il Gruppo di lavoro, coordinato dalla dr.ssa Isabella FUSIELLO, Dirigente Generale di Pubblica Sicurezza, Questore di Trieste, …» (in allegato). Il summenzionato provvedimento, come si preciserà più avanti, è stato costruito su presupposti che hanno stravolto la norma indicata in premessa, incurante del già grave malessere organizzativo esistente negli uffici e nelle relazioni tra il personale con ordinamento e obblighi di funzioni completamente differenti (amministrazione civile dell’interno e polizia di stato). Un atto, insomma, quello del decreto-gruppo di lavoro connesso con quello del protocollo d’intesa sottoscritto in data 15.02.2018 con tutte le Organizzazioni Sindacali rappresentative del personale dell’Amministrazione Civile dell’Interno, non certo dalla USB P.I. Interno, strumentale e fuorviante che appare a dir poco inammissibile e privo delle qualità legittime richieste. Difatti, dalla lettura dell’art. 5 del Decreto del Ministro dell’Interno N. 5004/M/3 Uff. I - AA.GG. datato 5 luglio 2018 (in allegato), traspare in modo evidente che le prerogative di cui al citato art. 5 non hanno previsto l’emanazione dell’atto in questione, tant’è che nelle premesse non viene citata nessuna delega del Ministro, valida per consentirne la costruzione e la sottoscrizione del medesimo. Si soggiunge inoltre, che tale decreto non rientri nelle funzioni di indirizzo politico-amministrativo, poiché lo stesso non è un atto di indirizzo interpretativo ed applicativo dell’art. 36 della legge 121/81 (come previsto dall’art. 4 D.Lgs. 30 marzo 2001, n. 165), bensì trattasi di un atto dilatorio e assolutamente non aderente allo spirito legislativo della Legge nr. 121/81. Infatti, da un punto di vista sostanziale non rispetta i limiti di delega di cui al comma 3 dell’art. 1 del D.M. N. 5004/M/3 Uff.I – AA.GG. datato 5 luglio 2018. Ove ciò non bastasse, si riferisce alle SS.LL. che la nomina a coordinatore di quel Gruppo di un Dirigente Generale di Pubblica Sicurezza, appare oltremodo “strana”, in quanto l’impiego in ordine a tale eventuale incarico, risulterebbe invece essere stato affidato al Sottosegretario di Stato On.le Nicola MOLTENI. Il sottosegretario On.le Carlo Sibilia, quindi, che ha affidato la responsabilità del Gruppo di lavoro alla dr.ssa Isabella FUSIELLO, invece di fare chiarezza sull’art. 36 della legge 121/81 (non poteva essere diversamente in quanto il decreto di costituzione sarebbe da annullare), ne ritarda la corretta applicazione del suddetto articolo e ne “amplifica” la violazione della norma di legge. In altre parole, il decreto e il gruppo di lavoro costituitosi, invece che proporsi nella scia di una evoluzione interpretativa della Legge, e farsi organo di cambiamento e di atto risolutivo dopo 38 anni di contrasti e conflitti interpersonali, di disservizi, di contenziosi e danni erariali di varia natura, annaspa nella più completa confusione, violando ogni regola.
Invero, anche nei rapporti sindacali, omettendo la doverosa trasparenza, nonché l’obbligo contrattuale dell’informazione a tutte le OO.SS., tace sui NUMERI dei poliziotti impiegati nelle funzioni amministrative, tralascia l’emendamento (presentato dall’opposizione al governo dell’epoca) sulla legge di stabilità 2017 MA NE CONSERVA IL PROTOCOLLO D’INTESA DELLA PASSATA LEGISLATURA, il cui obbligo legislativo doveva essere assolto entro il 31 marzo 2016, come disposto, appunto, in una circolare del Dipartimento Pubblica Sicurezza - Direzione Centrale Risorse Umane nel marzo 2016, che in ordine alle finalità relative alla ricognizione di personale polizia assegnato a funzioni di carattere amministrativo e alla restituzione alle proprie funzioni, recitava: “….AL FINE DI UNA GESTIONE EFFICIENTE ED EFFICACE DELLE RISORSE ORGANICHE, ANCHE IN RELAZIONE ALLE CONTINGENTI ESIGENZE DI SICUREZZA NAZIONALE”: ma dopo ben tre anni, purtroppo, tutto tace! Il Presidente del Gruppo, in seguito, amplificando l’assurdità della circostanza, in data 06 marzo 2019, ignorando ogni principio di ragionevolezza, ne ha forzato in negativo i contenuti, e lo ha fatto in violazione dell’art 4 del D.P.R 28 ottobre 1985, n.782, altra norma dello Stato, precisando al riguardo, che non sarà consentito che agenti di polizia impiegati in uffici amministrativi possano essere in alcun modo subordinati al personale civile.
E’ indubitabile, per la scrivente O.S., che per personale civile la Presidente del Gruppo di lavoro non intendesse i comuni cittadini, ma fosse consapevole che il riferimento riguardi i funzionari statali dell’A.C. assunti con concorsi pubblici, il cui bando aveva espressamente previsto che all’atto dell’assunzione dovevano essere assegnati a funzioni amministrative contabili e patrimoniali per il buon andamento degli uffici, onde permettere di restituire ai servizi di istituto altrettanto personale della Polizia di Stato, tutto ciò nel rispetto della volontà della norma, inequivocabilmente espressa dal legislatore (L. 121/81). La USB P.I. Interno, per la gravità di tutto quanto segnalato, comprendenti le affermazioni di un dirigente della P.S. che nega apertamente le disposizioni legislative dello Stato e l’imprescindibile legame tra l’organizzazione e i diritti delle norme ancora vigenti, tra cui di rilevante importanza va assolutamente citata quella della direttiva Napolitano del 1997 ancora vigente, e in attesa di appropriata applicazione, nel rispetto dell’obbligo imperativo dettato dalle norme stesse: “È fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato.”, si chiede al Ministro dell’Interno di:
• annullare il decreto dell’On.le Carlo Sibilia;
• rimuovere immediatamente la dr.ssa Isabella FUSIELLO, dall’incarico di coordinatore del gruppo di lavoro;
• applicare immediatamente le vigenti norme citate nella presente, rendendo nullo il protocollo d’intesa, privo di valore giuridico, perché non risponde ad alcuna norma di legge, anzi ne viola i principi di una già esistente, Legge nr. 121 del 1981;
• procedere senza ulteriori perdite di tempo e nel rispetto dell’ordinamento giuridico e del pubblico interesse a cui lo stesso afferisce, di rendere noto i numeri dei poliziotti impropriamente impiegati in compiti amministrativi, contabili e patrimoniali, emersi successivamente alla ricognizione dettata dal dipartimento P. di S. nell’anno 2016 (Diritto all’Informazione: consolidata giurisprudenza della Corte Costituzionale e Suprema Corte di Cassazione).
USB Interno, a suo tempo aveva già rappresentato la gravità e l’inutilità di un simile Gruppo di lavoro, e il protocollo d’intesa da cui trae origine, motivando ampiamente le ragioni esposte con esaustivi richiami delle norme vigenti. Davvero “banale” appare, pertanto, la scelta di ricorrere a singolari ed astratte forme di scrittura articolate nel decreto in questione, affidando al Gruppo di lavoro “l’individuazione dei procedimenti amministrativi di competenza del personale dell’amministrazione civile dell’interno”, seppur consapevoli a tal riguardo, che i procedimenti amministrativi vengono generalmente intesi come una successione logica e cronologica di atti rientranti nelle FUNZIONI E NEI COMPITI del personale dell’Amministrazione civile dell’interno, largamente individuate nella norma vigente qui più volte rappresentata (art. 36 legge 121 del 1981). Tutto ciò dimostra con che sicumera si neghi l’evidenza e la legittimità di una Legge, con provvedimenti artatamente costruiti (protocollo d’intesa e decreto/gruppo lavoro) del tutto inefficaci e lontane dal fabbisogno reale delle risorse umane e straordinarie assunzioni dell’amministrazione civile dell’interno, a dir poco convenienti alla funzionalità e al miglioramento della pubblica amministrazione del Ministero dell’interno e a tutela della collettività. A questo punto, l’immediato ricorso anche al Ministro del lavoro diviene urgente ed indispensabile, affinché l’impegno istituzionale faccia il suo corso, ma nel modo più massiccio ed organico possibile. La scrivente O.S., pertanto, chiede al Ministro del Lavoro di attivarsi per far rispettare un obbligo formale e sostanziale, con l’impegno doveroso nei confronti di tutti i cittadini che pagano le tasse. Ogni lavoratore, caro Ministro, viene assunto e pagato per svolgere uno specifico lavoro, se invece – soprattutto nella P.A. – lo si impiega diversamente, utilizzando danaro pubblico in maniera diversa da quella dichiarata, saremmo di fronte ad una “mala gestio” di una P.A. E’ evidente che sia stato disatteso il principio della riduzione della spesa, costituzionalmente riconosciuto, a cui l’Amministrazione dovrebbe contemperarsi, ritenendosi, nella fattispecie, fonte di danno nei confronti dei cittadini e del proprio danaro, quando lo stesso viene utilizzato in maniera diversa da quella dichiarata. La USB chiede al Ministro del Lavoro di vigilare su quanto si dichiara sui lavoratori e verificare come gli stessi, dopo le assunzioni, siano impiegati negli Uffici pubblici, e come nel caso del personale di polizia, ordinate dal Governo per tutelare l’ordine e la sicurezza nazionale, invece che sistemati negli uffici a svolgere compiti di lavoro da impiegati. Si chiede al Ministro di assolvere in pieno quella funzione di controllo sulla rispondenza dei risultati di tale “anomala” gestione. Quali sono i compiti riservati agli Amministratori dello Stato, per il perseguimento dei fini pubblici? CHI VIGILA? CHI CONTROLLA? Appare estremamente evidente la mancanza di volontà sul rispetto di una norma che deve essere pienamente rispettata ed applicata da BEN 38 ANNI, e che gli Amministratori dello Stato, lo facciano pur consci che tutto ciò avvenga a danno dell’intera collettività. Dopo 38 anni, nessuno si può permettere di negare il lavoro svolto dal personale dell’Amministrazione Civile dell’Interno negli Uffici di P.S.; quel Gruppo di lavoro, basato su un protocollo d’intesa sottoscritto in data 15.02.2018 (ed ecco una ulteriore prova di quanto sinora detto: da 14 mesi), nega il giusto riconoscimento del lavoro prestato da tutti i dipendenti dell’Amministrazione Civile dell’Interno in servizio presso gli Uffici della P.S.!!! UN SOLO FATTO APPARE EVIDENTE: emerge una volontà politica (ma di cattiva amministrazione di denaro pubblico), di avvantaggiare il personale di Polizia, a discapito di tutta una categoria di lavoratori pubblici, quella del personale dell’Amministrazione Civile dell’Interno, con effetti negativi a danno della collettività, dei servizi e annessi disagi ai cittadini, che non soddisfano un reale interesse pubblico (art. 1 Costituzione “La sovranità appartiene al popolo”). I cittadini hanno il diritto di essere amministrati da personale assunto per tali motivi funzionali al buon andamento degli uffici, e non da personale assunto per tutelare l’ordine e la sicurezza pubblica. Altrimenti, saremmo davvero al paradosso: assumiamo le hostess a pilotare gli aerei e i piloti al servizio dei passeggeri.
USB P.I. Interno è certa della completa sensibilizzazione e ringrazia per l’attenzione, auspicando entro breve termine l’opportuno riscontro da parte delle SS.LL., quale salvaguardia dei servizi ai cittadini, un obbligo precostituito dello Stato affidato ai Ministri quali organi del Governo responsabili, individualmente, degli atti dei propri dicasteri.
Roma, 29 aprile 2019
USB P.I. - Coordinamento Nazionale Ministero Interno