Buoni pasto? Buoni a nulla!

La gestione dei buoni pasto nel pubblico impiego è diventata insostenibile: continui cambi appalto, blocchi nella spendibilità e ribassi insostenibili che danneggiano sia i lavoratori che gli esercenti. Intere categorie di lavoratori ne sono escluse, e il valore nominale è fermo da 20 anni, risultando inefficace. È urgente aumentarlo a 15 euro e garantirne l’accesso a tutti, inclusi i lavoratori in smart working.

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Da anni la questione dei buoni pasto ha assunto diversi aspetti critici. Dai continui cambi appalto che causano enormi ritardi nella consegna, all’inaffidabilità delle società di distribuzione che ha causato enormi danni ai dipendenti che si sono visti bloccata la spendibilità dei buoni per diversi mesi, senza considerare il danno economico che ha dovuto sostenere lo Stato. Basti ricordare le note vicende della Qui Service e di Edenred.

 

La gestione dei buoni pasto, attraverso la CONSIP, ha visto creare il meccanismo dei forti ribassi per aggiudicarsi l’appalto da parte delle Società che di conseguenza applicano alte commissioni agli esercenti. Esercenti, dalla ristorazione ai supermercati, che spesso non li accettano anche perché economicamente non sostenibili.

 

Va considerato, inoltre, che alcune Amministrazioni impongono ai dipendenti civili, in sostituzione dei buoni pasto, l’utilizzo delle mense militari e/o di forze dell’ordine la cui qualità è tutta da verificare e che comunque non tengono conto di intolleranze e allergie alimentari, regimi alimentari personali come ad esempio quello vegano. In poche parole, oltre al danno anche la beffa!

 

E, infine, ci sono… continua a leggere