USB scrive a Prefetti e Questori dei Capoluoghi delle 10 Regioni rosse.

Roma -

Come ampiamente riportato dai mezzi di informazione, dal giorno 15 marzo u.s. il Ministero della Salute ha provveduto ad emanare apposite ordinanze, pubblicate sulla G.U. nr.62 del 13 marzo u.s., ove si individuano le regioni che si collocano in uno scenario con un livello di rischio alto riguardo l’emergenza epidemiologica da COVID19 in atto.

Inoltre, a seguito di ulteriori ordinanze del 19 marzo u.s., a far data dal 22 marzo ben 10 regioni (Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, la Provincia autonoma di Trento, Piemonte, Puglia, Veneto) sono considerate ancora “zone rosse” ossia soggette a misure più restrittive al fine di contrastare e contenere il diffondersi del virus e tutelare la salute della collettività.

A tal proposito la scrivente O.S. evidenzia che il DPCM in oggetto citato, all’art.48 prescrive che: “i datori di lavoro pubblici limitano la presenza del personale nei luoghi di lavoro per assicurare esclusivamente le attività che ritengono indifferibili e che richiedono necessariamente tale presenza, anche in ragione della gestione dell’emergenza; il personale non in presenza presta la propria attività lavorativa in modalità agile.”

Si chiede pertanto l’immediata attivazione di quanto sopra evidenziato, affinché le misure individuate dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dal Ministero della Salute vengano scrupolosamente e tempestivamente applicate da parte di codeste Dirigenze, anche in considerazione dei numerosi casi di positività al COVID19 verificatisi presso vari Uffici di P.S.

Nello specifico, risultando alla scrivente O.S. un numero eccessivo di presenze del personale dell’Amministrazione Civile, si sollecitano le SS.LL., ognuna per quanto di competenza, coinvolgendo nella scrupolosa applicazione del DPCM anche i dirigenti delle Specialità della Polizia di Stato incluse nei relativi territori, e in osservanza alle suddette norme atte al contrasto e al contenimento della pandemia in atto, ad azzerare la presenza in sede del personale dell’Amministrazione Civile dell’Interno, rimodulando e riducendo drasticamente le presenze del personale, e limitandole esclusivamente agli uffici che svolgono realmente attività indifferibili e strettamente connesse con l’emergenza sanitaria in corso, ponendo integralmente in regime di lavoro agile emergenziale, con decorrenza immediata, tutti gli altri colleghi.

Si ricorda che, al fine del contenimento della pandemia in atto e secondo la recente normativa, è necessario limitare quanto più possibile gli spostamenti consentiti dall’attuale situazione emergenziale e le occasioni di assembramento, anche in considerazione delle precarie condizioni del sistema dei trasporti, che, potenzialmente, rappresentano un veicolo di diffusione del contagio.

Inoltre il citato DPCM all’art.6 comma 2 prescrive sull’intero territorio nazionale, quindi anche nelle rimanenti regioni “arancioni”, che le pubbliche amministrazioni assicurino le percentuali più elevate possibili di lavoro agile, e al comma 3 lettera b) “raccomanda di adottare nei confronti dei lavoratori fragili, ogni soluzione utile ad assicurare lo svolgimento di attività in modalità agile anche attraverso l’adibizione a diversa mansione ricompresa nella medesima categoria o area di inquadramento come definite dai contratti collettivi vigenti, e lo svolgimento di specifiche attività di formazione professionale.”

Vi invitiamo qualora ne abbiate necessità a contattarci scrivendo ad interno@usb.it

 

USB PI – Coordinamento Nazionale Ministero Interno